“San Genna’, non ti crucciare, tu lo sai ti voglio bene. Ma na fint’ ‘e Maradona squaglia ‘o sangue rint’e vene!”
Così Luciano De Crescenzo, metteva in relazione sacro e profano, un dio del pallone, le cui giocate hanno infiammato gli animi di milioni di persone, attonite nell’ammirare un così grande e ineguagliabile talento.
Questa era l’essenza di Diego Armando Maradona, il ragazzo nato nel povero sobborgo di Villa Fiorito di Lanús che sarebbe diventato il migliore calciatore della storia. Prima ancora di diventare “El Pibe de Oro”, Diego aveva due grandi sogni “giocare una Coppa del Mondo e vincerla”. Li realizzò nella finale del Mondiale dell’86. Ai quarti contro l’Inghilterra, segnò due gol storici. In uno Maradona parte da centro campo, scarta cinque avversari e realizza quello che verrà definito “il gol del secolo”. Questa partita passò alla storia anche per altre questioni. Per ammissione dello stesso “Dies”, il primo gol venne segnato con un fallo di mano che passò inosservato agli occhi dell’arbitro e che sarà attribuito dal giocatore argentino alla “Mano de Dios”: una forza divina che in qualche modo avrebbe fatto giustizia di tutti quei giovani argentini morti nella guerra della Falkland per mano dell’esercito britannico. Successivamente Maradona rifiuterà l’invito alla corte inglese da parte del principe Carlo, per non “stringere la sua mano sporca di sangue”.
Conciliò il calcio con la poesia e con la lotta alla povertà dei popoli latino americani, perché sosteneva che “il calcio era il modo in cui i piccoli stati trionfavano sulle grandi potenze”.
Ha dato al Fútbol, con la sua immensa popolarità, anche una funzione politica.
È divenuto amico di Fidel Castro (per lui quasi un secondo padre), Hugo Chavez, Nicolás Maduro, Evo Morales e Pepe Mujica.
Ha sposato il loro verbo anticapitalista ed antimperialista al punto di farsi tatuare i volti di Castro e di Che Guevara. Tanto Chavez che Castro non potevano trovare testimonial migliore.
Malgrado la politica non fosse, in linea generale, estimatrice del gioco del pallone, Maradona ne ha saputo riscattare il valore sociale, quindi a suo modo, ha influenzato i leader socialisti sud americani. Era un rivoluzionario che invece di imbracciare un AK-47, tirava calci ad un pallone e denunciava le ingiustizie ai danni dei più poveri.
Dopo una visita a Giovanni Paolo II, Maradona disse: “sono stato in Vaticano, e ho visto i tetti d’oro, e dopo ho sentito il Papa dire che la Chiesa si preoccupava dei bambini poveri… allora gli ho detto venditi il tetto, amigo, fai qualcosa!”
La vita del Pibe non è stata esente da scivoloni e l’uso di cocaina, per sua stessa ammissione gli è costata, oltre alla squalifica di un anno e mezzo, anche grande travaglio fisico ed esistenziale.
Nonostante tutte le difficoltà ha avuto una carriera impressionante: 322 gol segnati, ha vinto 3 campionati, 5 coppe nazionali, una coppa UEFA, una Coppa del Mondo e il Pallone d’Oro alla carriera.
Debolezze umane e talento quasi divino consegnano alla storia una leggenda.