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La festa a Macron e la marea popolare

27 Maggio 2018

Nonostante i forti timori circa la manifestazione del 5 maggio, inizialmente promossa da François Ruffin [deputato di La France Insoumise e tra i leader del movimento Nuit Debout, ndr] e Frédéric Lordon [economista e ricercatore, anch’egli impegnato nel movimento Nuit Debout, ndr], la “Festa a Macron” si è rivelata un successo che regala una boccata d’aria fresca all’opposizione dopo la tensione e gli scontri del primo maggio.

Tra Freed from desire di Gala, Despacito di Luis Fonsi e Bella Ciao, l’atmosfera della manifestazione di sabato 5 maggio – che gli stessi organizzatori hanno definito un calderone capace di unire rivendicazioni diverse, rabbia ma anche speranza – è decisamente andata contro ogni previsione. Via i Black Block, spazio a sorrisi e danze tra gioia e buonumore.

Un’atmosfera che ha permesso di sconfiggere il pessimismo

Potrebbe sembrare aneddotico, ma il successo della manifestazione va ricercato proprio nello spirito che ne è emerso. 40.000 partecipanti secondo la polizia, 100.000 secondo gli organizzatori vicini a François Ruffin, 160.000 secondo La France Insoumise: poco importa la cifra esatta, di sicuro c’era molta gente sotto il sole parigino. Ma la posta in gioco non era nemmeno quella. La manifestazione del primo maggio avrebbe potuto anche contare sullo stesso numero di partecipanti, ma comunque non avrebbe avuto un impatto maggiore. Il successo della “Festa a Macron” è stato quello di aver proposto nuovi slogan e, soprattutto, una nuovo ordine del giorno. Tra le svariate tattiche ideate dal governo per screditare la mobilitazione sociale si trova, infatti, il continuo richiamo ad un’opposizione sociale “livorosa”, attaccata al “passato” e ad un “conservatorismo delle conquiste”. Niente di tutto questo. Gli organizzatori del corteo sono riusciti ad evadere dall’inquadratura nella quale si cercava di farli rientrare da molte settimane e si sono mostrati ottimisti e bramosi di nuovi traguardi. Proprio nel momento in cui la mobilitazione sembrava affievolirsi, le carte in tavola sono state rimescolate. La giornata del 26 maggio [giorno in cui una serie di manifestazioni, denominate “maree popolari”, si è svolta in tutta la Francia per contestare le politiche del governo in carica] appare in questo senso fondamentale: sarà stata in grado di succedere gli eventi del 5 maggio?

Emmanuel Macron non è l’unico a mettere i bastoni tra le ruote

Notevole la partecipazione di giovani alla manifestazione, che, nonostante la lunga durata, è apparsa sempre più animata e dinamica man mano che si avvicinava a Place de la Bastille. Un corteo colorato ed entusiasta. Le direttive sono state seguite alla lettera: la “Festa a Macron” è stata un mix di diniego e ottimismo, di ricorrenti riferimenti agli avversari politici e richiami alla speranza per il futuro. Nessun passamontagna nero e danni limitati, ad esclusione dell’assalto ad un veicolo di Radio France. Abbiamo contattato Adrien Quatennens, il quale ha condannato l’incidente, ma ha anche tenuto a sottolineare “i meriti del servizio d’ordine e della coordinazione con la Prefettura di polizia, meriti già dimostrati in occasione della manifestazione organizzata lo scorso settembre da La France Insoumise”. Come replica al governo che aveva accusato il movimento di incitare i manifestanti all’uso della violenza, il deputato ha aggiunto che i militanti sono “soddisfatti che ci siano stati solo episodi isolati, malgrado le incognite che gravavano sulla giornata dopo quanto successo il primo maggio. Abbiamo superato ogni aspettativa.

Una mobilitazione politica più efficace di quella sindacale

Dopo questa giornata, la palla passa ai sindacati. L’opposizione politica e cittadina ha infatti dimostrato di essere capace di mobilitare una fetta ampia e trasversale della società, lasciando da parte le divisioni sindacali che da qualche settimana stanno danneggiando la logica di contestazione. Il successo della manifestazione contrasta con il bilancio mediocre delle giornate di azione sindacale. Alla luce di ciò, la presenza dei Black Block al corteo del primo maggio potrebbe anche essere interpretata come il segno della crisi di sindacati sempre meno innovatori. Le leadership dei sindacati sono percepite come colpevoli di alimentare le divisioni e definitivamente incapaci di dare impulso a nuove dinamiche, nonostante gli sforzi sostenuti dagli scioperanti mobilitatisi in tutta Francia.

Superare l’attuale divisione tra sindacati e politica rimane un obiettivo da raggiungere. Secondo Adrien Quatennes [deputato di La France Insoumise, ndr], tutte le forze in campo “stanno cercando di ottenere una soluzione che permetterà di rendere il 26 maggio una giornata di esondazione popolare, uno tsunami che si abbatte contro le politiche del governo”. Il deputato rifiuta però ogni riferimento ad una tentazione egemonica a discapito dei sindacati: “La France Insoumise sta solo tentando di fare la propria parte e di apportare una spinta propulsiva. Ci mettiamo semplicemente a disposizione per scrivere la ricetta che permetterà di riunificare l’opposizione sociale”. Il conto alla rovescia ha avuto inizio con l’avvicinarsi dei mondiali di calcio, i quali si teme possano oscurare il dibattito sul servizio pubblico. 

Tensione tra Jean-Luc Mélenchon e François Ruffin?

Attraverso l’articolo intitolato “La festa a Ruffin o a Mélenchon?”, il Journal Du Dimanche si è fatto portavoce di indiscrezioni su un’ipotetica tensione tra François Ruffin e Jean-Luc Mélenchon, e sul tagliente scambio di battute tra il regista di Merci Patron! e Adrien Quatennens nel momento in cui Ruffin avrebbe dovuto prendere la parola a chiusura della manifestazione: “Dietro all’altro bus, più dimesso, c’era quello dove si trovava François Ruffin e dal quale alcuni lavoratori stavano parlando al microfono. Il leader del movimento Nuit Debout si è allora confrontato con un altro deputato di La France Insoumise, il nordico Adrien Quatennens, che non appariva molto rilassato. I due, rappresentanti dello stesso gruppo parlamentare, hanno poi palesato di volersi chiarire lontano dai giornalisti, i quali sono stati costretti a mantenere una distanza di qualche metro, per cui nessuno ha potuto cogliere le parole di una discussione che sembrava piuttosto animata.”

Indiscrezioni, queste, totalmente sconfessate dal deputato nordico, secondo il quale le cose non sono proprio andate così: “Nessuno scambio tagliente”. Il militante de La France Insoumise fornisce, infatti, un’altra versione: “François [Ruffin] e Frédéric Lordon hanno preso l’iniziativa di organizzare questa manifestazione. François è stato l’intermediario tra noi e altri gruppi parlamentari con identità e metodi politici diversi da quelli de La France Insoumise. Noi abbiamo contribuito con le nostre competenze, dato che c’era molto bisogno di supporto logistico. È ovvio che le ultime settimane siano state relativamente tese, così come lo sono state tutte quelle prima delle precedenti manifestazioni, dato che c’era da rimboccarsi le maniche sia dal punto di vista logistico che da quello politico, sopratutto visti gli avvenimenti del primo maggio e le incognite che gravavano sulla manifestazione. François ha dovuto resistere a molta pressione, così come si è dovuto fare carico della necessità di apporre svariate modifiche al progetto iniziale. Ieri gli organizzatori hanno ovviamente raggiunto un livello di stress elevato, e mi sembra normale che sia stato notato. François ha poi deciso di non prendere la parola perchè aveva accumulato troppa tensione.” Il deputato dunque critica il resoconto del Journal Du Dimanche: “Il giornale riporta notizie false. Io e Manuel [Bompard] abbiamo semplicemente chiesto a François di prendere la parola, dato che è stato uno degli ideatori della manifestazione e si è impegnato a fondo nell’organizzazione della stessa. Era il suo momento e tutta Place de la Bastille lo stava aspettando. La gente lo reclamava.

In attesa di chiarimenti da parte di François Ruffin, che probabilmente non si faranno attendere, a fare da protagonista è soprattutto il successo della manifestazione. Per sapere se si tratta di un esperimento riuscito bisognerà attendere i giorni successivi al 26 maggio.

Pubblicato originariamente su www.lvsl.fr il 6 maggio 2018. Traduzione a cura di Elena Schiatti

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