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Stragi ad alta velocità

19 Febbraio 2020

5.35 del mattino, Ospedaletto Lodigiano, il Frecciarossa 9595, Milano-Salerno, deraglia. Il locomotore si stacca, travolge un carrello di servizio e si schianta contro una palazzina di Rete Ferroviaria Italiana. Nell’impatto perdono la vita i due macchinisti Giuseppe Cicciù (51 anni) e Mario Di Cuonzo (59 anni).

Errore umano o difetto di fabbricazione?

Secondo la Procura di Lodi, che indaga per disastro e omicidio colposo, potrebbe trattarsi di un errore umano. Poche ore prima, infatti, quel tratto di linea è stato sottoposto ad alcuni interventi di manutenzione. I lavori hanno interessato, in particolar modo, uno scambio che porta ad un binario di servizio. Dalle prime ricostruzioni, emerge che il deviatore sarebbe stato aperto per la sostituzione di alcuni pezzi e scollegato dal controllo remoto. Avrebbe, poi, dovuto essere richiuso manualmente per consentire il passaggio del primo treno del mattino. L’ipotesi è che lo scambio sia rimasto aperto, deviando il percorso del Frecciarossa, che, viaggiando a 292 km/h, è uscito dai binari. 

Durante lo svolgimento delle indagini è emerso che il deviatore dello scambio potesse essere danneggiato o comunque configurato in maniera errata, infatti, i cavi che ne permettevano il funzionamento potrebbero essere stati invertiti. Per questo motivo la procura vuole capire se si sia trattato di un errore di fabbricazione o di un problema dovuto ai lavori di manutenzione.

La storia si ripete

Dopo questa tragedia la mente corre, immediatamente, ad altri tre disastri ferroviari:

  • 2018 – Pioltello: un treno locale, carico di pendolari, deraglia a causa di uno spezzone di 23 cm di binario che si stacca; doveva essere sostituito, ma viene semplicemente rinforzato con un’asse di legno. Muoiono tre donne.
  • 2016 – Andria: due treni della linea Bari-Barletta (Bari Nord) si scontrano frontalmente nella campagna andriese. L’incidente è causato da un errore nella gestione del traffico. Perdono la vita 23 persone.
  • 2009 – Viareggio: un treno merci con 14 vagoni cisterna carichi di liquido infiammabile, svia dai binari per il cedimento di uno degli assi del primo vagone. Le cisterne prendono fuoco e le fiamme uccidono 32 persone, molte delle quali residenti nelle case adiacenti alla stazione.

Lo stato della rete 

Negli ultimi 10 anni, sulla rete ferroviaria italiana sono morte 60 persone, un numero altissimo; è inaccettabile morire lavorando, andando a scuola o al lavoro. Nello stesso periodo RFI e Trenitalia hanno deciso di puntare molto sulla rete ad alta velocità, trascurando, progressivamente, le reti locali.  Sono state spese cifre esorbitanti per costruire le infrastrutture dell’alta velocità (33 milioni al chilometro), spendendo più del doppio rispetto ad altri paesi come Francia, Germania e Spagna (15 milioni al chilometro).

Inoltre la rete AV/AC italiana (alta velocità/alta capacità) presenta anche dei difetti di progettazione:

  • L’overdesign, cioè la progettazione di infrastrutture ridondanti, studiate ad esempio per il trasporto delle merci quando, invece, i container viaggiano ancora sulle linee tradizionali. 
  • L’overinvestment, cioè la tendenza a sovrastimare il traffico di passeggeri e merci.
  • L’overquality, cioè la progettazione di infrastrutture con caratteristiche e costi eccessivi rispetto alla loro reale utilità, come, ad esempio, molte nuove stazioni.

A causa di queste spese spropositate, sono stati eliminati circa 1400 km di linee locali, poco redditizie rispetto ai treni veloci; sono stati, inoltre, esternalizzati i servizi di pulizia e  manutenzione della rete e dei convogli. Rete Ferroviaria Italiana spende circa 1,8 miliardi di euro l’anno in appalti.

La separazione, imposta dall’Europa, tra la gestione delle infrastrutture ed il servizio di trasporto di merci e persone, ha dato spazio ad interessi privati di azionisti, sicuramente più attenti a realizzare profitti, che a fornire un servizio di trasporto utile alla cittadinanza, anche quando non risulti economicamente proficuo. Per questo, il nuovo assetto societario della gestione ferroviaria ha causato un netto peggioramento del servizio a danno soprattutto dei pendolari.

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