Paese

Sinistra: vie di fuga dall’eterno ritorno dell’uguale

6 Dicembre 2020
Fino a qualche anno fa, nella politica italiana andava di moda la retorica della rottamazione, retorica sulla quale si sono costruite fortune politiche tanto grandi quanto fugaci. Oggi sembra piuttosto andare di moda la riesumazione, anche se questa nuova moda probabilmente avrà meno fortune della precedente in termini di consensi. Questa è una delle considerazioni che scaturiscono guardando il parterre del “cantiere per la sinistra” organizzato dalla Fondazione italianieuropei e che vede gli interventi di Amato, D’Alema, Bettini, Franceschini e Renzi. Al netto dei giudizi -necessariamente diversificati – su ciascuno dei relatori citati, è abbastanza pacifico che questi incarnino, a torto o a ragione, archetipi di politici considerati ormai superati dalla storia, che hanno il comun denominatore di essere particolarmente invisi a gran parte della popolazione e di avere un consenso bassissimo specialmente tra i ceti popolari.
Già, i ceti popolari, perché in un tempo in cui intorno alla parola “sinistra” è legittimo fare delle riflessioni, cercare di  riscoprire e declinare il significato politico di tale concetto, dovrebbe essere naturale ricordare che il principale asse dialettico su cui si è sviluppata la contrapposizione destra-sinistra è quello capitale-lavoro, quello tra gli interessi delle classi medio-alte e gli interessi di quelle medio basse, e risulta quanto meno provocatorio oggi l’accostamento dei cinque nomi sopracitati agli interessi dei lavoratori e dei poveri.
Eppure non è solo la parola ‘sinistra’, a risultare stonata in quell’evento: c’è anche la parola ‘cantiere’. Un cantiere si inizia a partire da un progetto e oggi, al di là dei curriculum dei cinque “capi-cantiere”, che sono associati a stagioni piuttosto fallimentari e dolorose della sinistra italiana, il grande assente è proprio il progetto. Al netto di come ci collochiamo nel panorama politico (io per esempio mi considero spesso un po’ “eterodosso” rispetto a una sinistra che generalmente ho votato) si può concordare sul fatto che un soggetto di sinistra abbia senso o come partito di massa, o come avanguardia di idee. Scartata la prima ipotesi, per la carenza di consensi dei capicantiere, quale idea nuova possiamo associare ai nomi di Renzi o Amato, di Bettini o di Franceschini?
“Sentinella, a che punto è la notte?” si legge in un famoso versetto biblico. Eventi come questo incontro streaming fanno supporre che l’alba di una politica nuova sia ancora lontana. Eppure, guardando con maggiore attenzione in mezzo a un panorama certo desolante, in cui si ripropongono come risolutive formule stantie; in cui la militanza politica continua a essere scarsa o assente, non solo a sinistra ma in tutto lo spettro politico; in cui l’unica possibile scelta sembra essere quella dettata da un bipolarismo soffocante, tra un populismo becero e demagogico e un pensiero unico asservito a interessi oligarchici, si vede che dentro questa notte della politica qualcosa si muove, dei cantieri veri esistono sul serio.
Certo li troviamo al di fuori dei grandi circuiti mediatici  e della politica mainstream, ma sempre più spesso assistiamo a esperienze che si coagulano intorno a campagne di grande importanza per il nostro futuro, intorno a scuole di formazione politica interessanti e di alto livello, intorno a riviste online che sanno approfondire e anticipare di mesi o di anni il dibattito e i temi di interesse generale, intorno a esperienze in cui c’è una riscoperta dell’attivismo e della militanza…
Questi sono i veri cantieri, della sinistra ma prima ancora direi della politica in generale. E’ guardando a quelli, e magari collaborando con essi, che possiamo sperare che l’alba di una politica innovativa e coinvolgente sia un po’ meno lontana.

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