Ieri è stato il grande giorno, è cominciato il Mondiale di calcio in Russia.
Si parte dal Luzniki di Mosca con la cerimonia di apertura la più breve nella storia della Coppa del Mondo.
Un rapido concerto di Robbie Williams, rispolverato dal dimenticatoio in cui era finito, giusto due canzoni di repertorio e un duetto con una cantante locale.
Finito lo stacchetto musicale entra in scena il vero protagonista della cerimonia: Vladimir Putin. I toni del suo discorso sono quelli delle grandi occasioni:
“Voglio congratularmi con la grande e multietnica famiglia del pallone che è arrivata da qui da ogni parte del mondo, e darvi il benvenuto in Russia, un Paese aperto, ospitale e amichevole. Il calcio va oltre la politica”.
Il messaggio è chiaro, soprattutto per l’Europa e gli Stati Uniti e per la loro politica delle sanzioni.
Davanti a 81006 spettatori la squadra russa non poteva sfigurare nella partita inaugurale.
Il 70° posto nel ranking FIFA e il filotto di 7 partite consecutive senza vittorie, non erano certo una premessa incoraggiante. D’altro canto l’avversario, l’Arabia Saudita, era certamente più che abbordabile per la disastrata nazionale di casa. Sembra quasi stata scelta appositamente per far fare una bella figura ai russi: anzi è qualcosa di più di un’impressione.
Il risultato sul campo è come da pronostico: vantaggio immediato di Gazinskiy, raddoppio prima dell’intervallo di Cheryshev, tris ad inizio ripresa di Dzyuba. Nel finale è addirittura goleada, con la doppietta di Cheryschev e la punizione di Golovin.
La manita russa stende gli arabi, il giubilo per le strade della Federazione è totale così come il commento di Putin e dello Sceicco Bin Salman in tribuna è eloquente.