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La Jungla, i nazisti e la Toscana rossa

26 Giugno 2018

Vi ricordate quando tra il 2008 e il 2011 ci hanno quotidianamente tartassato dicendoci che la crisi economica era un fatto «naturale»? Ogni giorno si descriveva la crisi come qualcosa di assoluto, qualcosa contro cui non si poteva porre alcun rimedio. La disoccupazione cresceva di mese in mese, i consumi calavano, le aziende chiudevano. Dopodiché il giro ricominciava da capo: più aziende chiuse, più disoccupazione, ulteriore calo dei consumi, ulteriori aziende chiuse. Tutto questo era naturale, normale. Lo Stato, le istituzioni, le banche, nessuno di questi soggetti sembrava poter far niente per arrestare il processo.

A un certo punto l’irreversibilità della crisi era diventata la scusa di tutti i politici per discolparsi della loro incapacità. La scusa per discolparsi della loro mancanza di volontà nel voler provare a risolvere i problemi di coloro che erano stati bastonati dalla crisi stessa. Ed è così che ci siamo bevuti l’idea per cui ogni tanto le cose «succedono» e che queste cose non hanno una causa.

Fondamentalmente da quando è iniziata la crisi abbiamo smesso di vivere in una società normale ed abbiamo cominciato a pensare di vivere in natura, immaginandoci di stare in una jungla dove ogni tanto spunta il leone che cerca di mangiarti e tu, povero ed indifeso, non puoi far nulla.

Ovviamente tutti questi discorsi sono sbagliati e non è assolutamente vero che le crisi esplodono come per magia. Le crisi hanno delle cause ma soprattutto alle crisi si può rispondere in due modi diversi:

1) lo Stato si fa carico della questione, investe, assume, organizza la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico ed industriale, favorendo la crescita dell’occupazione e redistribuendo ricchezza per favorire i consumi;

2) lo Stato se ne sbatte, privatizza, taglia il welfare, abbandona chi è in difficoltà, alza l’età pensionabile e precarizza il lavoro, rendendo pressoché impossibile l’aumento dell’occupazione.

Come sappiamo, dal 2008 ad oggi, chi ha governato ha perseguito con insistenza quanto detto al punto numero due e il portare avanti queste politiche ha avuto come unica conseguenza l’inasprimento della rabbia sociale e la disponibilità da parte dell’elettorato a dare fiducia a chiunque parlasse di cambiamento, creando una situazione per cui, al di là del contenuto, quello che ad oggi interessa agli elettori è l’idea di poter voltare pagina.

Potrebbe sembrare superlfluo ma è giusto ricordare che gli artefici di queste politiche sono stati nel corso degli anni sia il PD che il centrodestra berlusconiano. Abbiamo assistito ad un lungo decennio post-crisi in cui, con assoluta inconscienza, queste due aree politiche si sono serenamente alternate e sostenute a vicenda nel portare avanti questo tipo di politiche pensando che l’impoverimento generale della popolazione italiana non avrebbe avuto alcuna conseguenza sugli equilibri politici ed elettorali del paese.

Ed è così che si arriva agli ultimi due anni in cui il leone fuori controllo non è più la crisi ma la Lega proiettata al 30%. Sì, questa Lega è il frutto avvelenato dell’ultimo decennio, è il risultato di anni di errori gravissimi spesso giustificati da ridicole affermazioni del tipo: «ce lo chiede l’Europa» oppure «lo facciamo per i nostri nipoti» o ancora «si fanno i sacrifici oggi per stare meglio domani» e intanto il domani non è mai arrivato. Nel frattempo la Lega cresceva di mese in mese, come la disoccupazione durante la crisi.

E poi come per magia si arriva all’oggi dove la Lega sbanca addirittura la «rossa» toscana e tutti a parlare di «onda nera», di «fascismo che avanza», di «nazisti in camicia». Ed il motivo per cui se ne parla in questi termini è chiaro: esattamente come con la crisi economica si vuole ridurre il tutto ad un fenomeno mostruoso ed incontrollabile. Un fenomeno paragonabile ad un uragano, ad un terremoto, ad uno tsunami contro il quale nulla si può fare. Alla fine è un modo come un altro per discolparsi e dare la colpa di quanto successo ai «cafoni», al «popolino», agli «ignoranti razzisti» che hanno votato la destra. 

La realtà è che nella «rossa» Toscana, come nel resto d’Italia, ha vinto la destra perché il PD fa schifo. Chi vuole intendere intenda. Chi invece non lo intende è fuori dal mondo.

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